domenica 7 ottobre 2012

C'erano una volta le donne che hanno ripreso a cantare e a ballare

Usciamo dal concetto di aiutante ed aiutato, di assistenzialismo, non si tratta di prestare aiuto ma di salvare delle vite. Msf ha l'intento di creare un processo di fusione tra i volontari e i bisognosi, un percorso da intraprendere insieme. Dignità: ciò che l'associazione vuole restituire alle donne che l'hanno perduta ma anche ciò che ricercano i volontari. Proprio come lo scrittore congolese Wilfried N'Sandè che racconta la storia di Josephine che, come quella della maggior parte delle donne dei paesi africani, è stata per molto tempo taciuta. "Avevo promesso loro di venire qui"-dice Wilfried-"per farvi conoscere la loro storia, quello contro cui ogni giorno devono combattere. Volevo farvi capire che non sono le donne africane ad essere più forti di tutte le altre. Esse possiedono soltanto un senso di dignità tale per cui vogliono nascondere i loro affanni e le loro preoccupazioni avendo la consapevolezza che devono farcela anche da sole". Ce lo conferma anche Siama Musine confessando che, dopo aver scoperto di essere sieropositiva all'HIV e dopo un primo momento di disperazione che l'aveva spinta quasi al suicidio, si era resa conto che c'era lo stesso un pò di vita. "Da quando ho incontrato Msf sono cresciuta enormemente, dal 2004 ho fatto grossi passi avanti, devo andare avanti, mi sono detta; il coraggio mi è venuto fuori dal nulla, dal suicidio. Oggi posso dire, con un certo orgoglio, che sono una donna ma anche un'eroina della comunità: cerco infatti di incoraggiare e infondere speranza alle altre donne africane colpite dall'AIDS perchè ho quel sogno, forse un pò romantico, che insieme a me possano cambiare l'Africa."
Oggi infatti la maggior parte di queste donne sono emarginate dal villaggio, sono discriminate, perdono il loro lavoro per la convinzione errata che si possa "infettare" con la propria malattia anche i prodotti che si vendono. Ed è questa anche la storia di Josephine, costretta ad abbandonare la propria casa per vivere in una capanna isolata su una collina: solo il marito le è rimasto vicino.
Eppure non è cosi che dovrebbe essere. Esse sono le persone che più avrebbero bisogno del nostro aiuto e noi, proprio come Msf, dobbiamo essere un pò più romantici e credere nel futuro di queste donne.


Caterina marzocchi e Chiara Cavazza

Igort - Raccontare l'ebbrezza

Se Igort non fosse un affermato fumettista avrebbe certo una possibilità come comico. Ripercorre tutta la sua carriera con molta sagacia e autoironia, scherzando sui salti temporali e le omissioni che è necessario compiere per non superare l' ora e mezza, e sull' Igort giovanile di Il letargo dei sentimenti.
<< Pensavamo di avere il copyright dell' intelligenza e di aver inventato tutto noi>>, scherza, ma è una di quelle verità mascherate da battute. Parla di quegli anni, dei giovani fumettisti che volevano mettere tutte nelle loro vignette, che, influenzati dal cinema, volevano che in ogni riquadro succedesse qualcosa di importante, scioccante. Ancora scherza sulle reazioni degli editor: << Quello che fa Fellini non lo puoi fare in un fumetto! Al cinema uno è schiacciato, il fumetto lo spettatore lo prende, lo chiude e ti manda a fare in culo! E forse aveva ragione! Ma perchè non osare?>>
Poi parla del suo "periodo giapponese", quando realizza Yuri. E' un bell' espediente per parlare di una cultura del fumetto molto in contrasto con quella occidentale. << Il manga è rivolto a tutto il pubblico giapponese, perchè parla di tutto. Per loro è un linguaggio!>> spiega mentre racconta delle letterine dei suoi fan: i bambini di cinque anni che dettano ai genitori e gli anziani di ottanta. 
Una piccola critica ai disegnatori che vogliono fare i fumettisti a tutti i costi, che non stona con il tono simpatico dell' incontro: << Il compiacimento del rappresentare spesso rovina il fumetto. Uno deve entrare nella storia e dimenticarsi del disegno! Entrare nell' ebbrezza del racconto! Per questo sono pochi i disegnatori che sono anche bravi fumettisti. Questo cerco di provare a raccontare, l'ebbrezza.>>. 
Una colpita spettatrice del Cinema Apollo di oggi pomeriggio, 
Ludovica Barbieri

Le realtà del mondo


Bambini che muoiono di colera, sparatorie, gente che muore per le strade, due miliardi e mezzo di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, il boom demografico: queste sono le realtà del mondo, ma i giornali italiani sembrano averle dimenticate. Questa è la denuncia che emerge in Un dollaro al giorno, il libro di Giovanni Porzio presentato oggi al Chiostro di San Paolo, con la partecipazione di Ennio Remondino, corrispondente Rai, e Kostas Moschochoritis, il direttore generale di Medici Senza Frontiere. Porzio è un giornalista  che ha girato "pezzi di mondo" ed è venuto a contatto con realtà completamente diverse da quelle che noi viviamo: però le storie che ha da raccontare non vengono più pubblicate dall’editoria. I giornalisti di oggi tendono ad essere tuttologi, come dice Moschochoritis: generalizzano, non tengono conto che paesi come l’Africa e l’Asia sono fatti da tante diverse sfaccettature, che Stati come la Somalia e il Congo sono simili quanto in Europa lo sono la Germania e la Grecia, non fanno le giuste domande, puntano su sentimentalismi che non hanno niente a che fare con la realtà. Remondino aggiunge che forse tutto questo è dovuto al fatto che i direttori dell’editoria non sono più i giornalisti “di strada” che hanno girato il mondo, ma piuttosto persone che vengono dal “palazzo della politica”.  Porzio si discosta da tutto questo, preferisce intervistare le persone comuni, un barista, dei genitori in fuga verso un campo profughi, una prostituta. Le sue storie, non pubblicate dai giornali, le ha scritte nel suo libro, in cui non ci sono sentimentalismi, dove la realtà è raccontata così com’è, con un linguaggio che ti mostra scene di vita come un reportage televisivo.   

Irene Cavallari

Il cyber citting: la protesta del futuro!


"YOUR OPINION MATTERS!"

Questo è il nucleo della mondovisione proiettata alle 14 di oggi in una sala piena di persone del cinema Boldini che, visto l'orario troppo ravvicinato al pranzo, si erano portate come compagnia in fila per entrare panini e bibite.
Tuttavia nessuna pennichella ha distratto gli spettatori da un argomento così vivo come la realtà virtuale.
Si parla degli "anonymous", persone che pubblicano sulla rete senza dichiarare il loro nome.
Ma chi c'è dietro la maschera che li contraddistingue? Persone normali che lottano per le proprie idee da casa, dietro uno schermo, senza dichiarare la loro identità. Tuttavia al posto della visita dei vicini, la domenica, si ritrovano a chiacchierare "amichevolmente" con l'FBI, a subire un processo e ad essere arrestati.
Questo documentario racconta lo sviluppo di un movimento che nato per concludere scherzi on line si ritrova a svolgere una lotta attiva contro governo, religione e ingiustizie di viario genere: rubare informazioni ai ricchi per dare ai poveri.
Roobin Hood ormai non combatterà più tra i boschi ma sulla rete, rimane solo da vedere se lo Sceriffo di Sherwood ovvero lo Stato glielo permetterà.

Silvia Garuti e Francesca Valente

http://bookblog.salonelibro.it

Nella gabbia dei maschi


La domenica mattina il cinema Apollo presenta un evento dal titolo "La gabbia dei maschi, stereotipi e miti della mascolinità". 
La conferenza, introdotta e moderata da Gad Lerner, è dominata da voci femminili.

L'attenzione viene subito rivolta al rapporto fra sesso e potere, idea molto diffusa, anche inconsciamente, nella nostra società: secondo lo stereotipo, il sesso è maschio e, di conseguenza, anche il potere.  In questo senso è l'uomo a condurre il gioco, è lui che concede quel piacere che la donna può solo ricevere. Tali stereotipi, strettamente dipendenti dalle ideologie religiose e sociali del luogo in cui si sviluppano, vengono smentiti dalla realtà dei fatti: l'uomo sta progressivamente diventando la donna del XXI secolo.
Secondo Laurie Penny il silenzio degli uomini sulla mascolinità è il problema più grande e con lei concorda Gabriela Wienerg: la classica "scuola di mascolinità" ripropone un "super-uomo", modello contrario alle attuali percezioni del sesso in questione. La mascolinità sembra un dono che solo le donne possono concedere.
Ma allora, di chi è la sessualità?  JoAnn Wypijewski ci risponde senza tanti giri di parole: "non penso sia un problema, non penso che la sessualità sia solo maschile". Essa diventa quindi un piacere reciproco e non più un privilegio che l'uno deve concedere all'altro, in un'ottica di condivisione e non di sottomissione.
Come dice Gad Lerner: "L'orgasmo simultaneo è un'utopia, ma senza utopia non si fanno le rivoluzioni"

Silvia Garuti, Andrea Musso e  Francesca Valente


Di seguito riportiamo il link del video contenente  l'introduzione dell'evento da parte di Gad Lerner:


Intervista estemporanea a Massimo Gramellini

Abbiamo intercettato il giornalista Massimo Gramellini, in sala stampa, un'ora dopo la fine della sua conferenza ''Tutto su mia madre''. Abbiamo parlato dei temi trattati nell'incontro, ma anche di tematiche un po' meno ''impegnate''. Ecco cosa ci ha detto.



Enrico Fea,  Caterina Giorgi, Annalisa Vitale




L'IMPORTANTE E' CHE LA MORTE CI COLGA VIVI: il bisogno di scrivere per capire

Sembra una domenica mattina come un'altra a Ferrara, ma c'è qualcosa che rende i ferraresi più ansiosi: l'incontro al Teatro Comunale con Daria Bignardi, David Rieff e Massimo Gramellini, accomunati dal fatto di aver scritto libri incentrati sulle loro madri, "libri sui quali abbiamo riflettuto".

Daria Bignardi ha scritto il suo primo romanzo "Non vi lascerò orfani" nel 2009, pochi mesi dopo la morte della madre, definita una "figura letteraria vivente", con cui ha avuto un rapporto conflittuale per tutta la vita. Per lei scrivere questo libro è stato come seguire 10 anni di psicanalisi, le è uscito quasi naturalmente non essendosi mai posta il problema del pudore per raccontare fatti dolorosi e intimi.

David Rieff, giornalista statunitense figlio della scrittrice Susan Sontag, ha ripercorso gli ultimi 20 anni di vita della madre, che ha combattuto il cancro due volte. Nel libro "Senza consolazione", Rieff ha raccontato con grande lucidità, rigore e profonda intensità questa battaglia. Secondo lui, il dolore può portarti in posti diversi, non c'è motivo di vergognarsi del proprio lutto, e l'unica maniera di viverlo è scriverne.






Massimo Gramellini, vice-direttore de La Stampa, ha rivelato al mondo la verità su sua madre con "Fai bei sogni", definito "un libro che ti esplode dentro": è la storia di un orfano che scopre da grande com'è veramente morta la madre. Anche Gramellini, come la Bignardi, non si è posto il problema del "pudore": da 20 anni la nostra società soffre di una "maleducazione sentimentale", dovuta a una pessima comunicazione, spesso dovuta a un eccessivo pudore nei confronti dei sentimenti e ad una altrettanto eccessiva disinvoltura nel discutere di orrori, a cui ormai siamo abituati. Il dolore, invece, - dichiara Gramellini - ha un senso, poiché è grazie ad esso che l'individuo scopre quegli aspetti di sè che non riuscirebbe a individuare altrimenti. Ciò che rende adulti, invece, è la verità: un cittadino informato è un cittadino adulto.


Se ci facciamo caso, quasi tutti i personaggi più amati nella letteratura sono orfani, che credono di avere un rapporto da creditori con la vita. La morte di un genitore è un argomento che coinvolge e rende tutti più uniti. Forse proprio per questo Gramellini addirittura ha ricevuto tantissime lettere e mail in cui tante persone rivelavano verità scoperte tardi, drammi e traumi.

Oltre la morte c'è l'amore. In sanscrito la parola mar  significa sia "morte" che " madre": se si aggiunge una a privativa davanti, esce la parola "Amar", che vuol dire sì "amare", ma anche "oltre la morte".


Irene Camerani e Valentina Govoni

Si critica solo chi si ama

Se pensate che lo scrittore Gyan Prakash abbia voluto con il proprio libro, " La città color zafferano" , darci la ricetta per un risotto perfetto siete fuori strada!
Lo zafferano non è solo una spezia, ma anche una sfumatura del rosso, che tinge le bandiere del partito fondamentalista Indù, il quale sostiene una pericolosissima equazione: solo chi appartiene alla religione dominante è da considerarsi cittadino a pieno titolo.
L'autore, traendo spunto da due episodi realmente accaduti, ha voluto parlarci di come Bombay, da grande città cosmpolita che ha sempre ospitato le più diverse culture, sia potuta arrivare ad un punto in cui queste stesse etnie si dichiarano guerra tra loro. Si tratta, in entrambi i casi, di processi: il primo per un uomo che, sorpreso fuori dalla propria abitazione, è stato ucciso senza particolari e chiare motivazioni; il secondo nei confronti di un comandante della marina che, scoperto il tradimento della moglie, si è recato a casa del suo amante, uccidendolo con tre colpi di pistola.
I processi hanno fatto sì che si diffondesse l'opinione comune che non si fosse trattato di sanguinosi atti cruenti, bensì di opere di bene, a favore del popolo.
Donne in tribunale baciavano, con i loro rossetti rossi, i fazzoletti e li lanciavano all'uomo che aveva "così punito" l'amante della traditrice, supplicandolo di prendere loro come mogli, anziché lei. La vittima, infatti, faceva parte di una etnia mal vista dalla maggioranza che, anche sopportata dalla stampa, aveva indotto i popolo a ritenere l'omicida come, piuttosto, il proprio eroe, salvatore, protettore, difensore di tutta la comunità.
Bisogna, quindi, andare a fondo, fare cioè una vera ecografia dell'accaduto come bravi ed abili radiologi ed è questo l'intento dell'autore, poiché "al giorno d'oggi gli scrittori non riescono a trasmetterci come veramente è percepita la realtà in questa città, ci sono ormai troppi libri che, raccontando un fatto, scelgono di non scendere mai nella vita quotidiana delle persone che la abitano".

"Si critica solo chi si ama" dice Gyan. Il libro manifesta una perenne critica che a volte si trasforma addirittura in insofferenza, mossa proprio dall'affetto dell'autore nei confronti della megalopoli indiana che, nonostante sia erosa da questo clima di paura, continua ad affascinarlo.
"Per salvarla, non taccio minimamente nessun problema di questa città", proprio come Dante nella Divina Commedia colpisce ripetutamente e addirittura maledice la città di Firenze che tanto ama.

Per città moderna Gyan Prakash ha in mente l'idea di una società compatta, non basata solo sui legami di sangue ma aperta e multietnica e che ospita "molte culture diverse che insieme creano qualcosa di nuovo".
Ma purtroppo questa, definibile forse quasi come utopia, si scontra con la "zafferanizzazione" della cultura e dell'istruzione sostenuta dai fondamentalisti. Lo zafferano che inizialmente sarebbe dovuto essere il colore che meglio rappresentava il coraggio è oggi diventato emblema di discriminazioni sociali e inutili spargimenti di sangue.

Chiara Cavazza e Caterina Marzocchi

Consigli per il pomeriggio domenicale!

Ecco alcuni dei programmi che in questa domenica di sole il Festival dell'Internazionale vi offre, per intrattenervi ed acculturarvi ancor di più piacevolmente.

Ore 14.00
-Al Chiostro San Paolo, presentazione del libro Il secondo cerchio; in russo con traduzione consecutiva.

-In Piazza Municipale, conferenza Storie di ordinaria disuguaglianza;
-Al Teatro Comunale, incontro con disegnatori e fumettisti in Lo stato dell'Unione a vignette.


Ore 14.30
-Al Cinema Apollo, Make Aids history - per una nuova mobilitazione mondiale;

Ore 15.00
-Al Chiostro piccolo, presentazione del libro Corpo a corpo di Gabriela Wiener; in spagnolo con traduzione consecutiva;
-Nella sala 4 del Cinema Apollo, incontro con il disegnatore Igort.

Ore 15.30
-Al Chiostro di San Paolo, presentazione del libro Un dollaro al giorno di Giovanni Porzio:
-Nel Cortile del Castello, conferenza sull'economia dell'America Latina e dell'Europa a confronto; in spagnolo e in portoghese con traduzione consecutiva.

Ore 16.30
-Al Teatro Comunale, conferenza dedicata alle elezioni negli Stati Uniti; in inglese con traduzione simultanea.

Miriam Roberto e Giulia Poggio

MSF: crederci davvero!


Ore 11.00, puntuali al Palazzo Tassoni. Bicicletta parcheggiata, di corsa dentro!

Nove teste di autori riunite per raccontare la restituzione della dignità alle donne africane. A rappresentanza di questi, Wilfried N'Sondè, scrittore congolese, che innanzitutto ringrazia il team di Medici Senza Frontiere per la loro collaborazione nell'esperienza d'aiuto in Africa. "Prima di andare in Burundi non ero contento degli aiuti umanitari, che spesso si rivelavano più parole che fatti. Poi MSF stupendomi ha dimostrato di essere un'organizzazione diversa, sincera e fatta non solo di promesse. Nel più dei paesi africani le donne incinte hanno problemi durante la gestazione e durante il parto, per cui è facile che perdano la vita sia loro sia i bambini, e questo comporta anche grosse ripercussioni sullo spirito di medici ed infermieri, a cui non importa solo dei soldi, ma soprattutto delle vite umane. La facilità con cui a una donna muore un figlio, la conduce a una perdita della dignità." 

Al successivo intervento toccante dell'attivista keniana, vestita di un abito color petrolio con finiture dorate, sullo stile chiaramente africano, le facce del pubblico restano basite: Siama Musine ci racconta infatti di aver scoperto di essere affetta da HIV quando aveva un figlio di tre anni. All'inizio l'aveva taciuto al piccolo, pensando di ammazzare prima lui e poi di suicidarsi. Poi aveva capito che doveva "soltanto" trovare le forze di combattere la malattia, perchè era possibile vincerla, e l'aveva confessato al figlio e aveva cercato il modo di farsi curare chiedendo aiuto a MSF. Aggiunge alla fine del racconto: "In Africa si pensava che questo genere di malattie fossero trasmissibili al contatto con la persona infetta, quindi io e le persone malate come me venivamo isolate. Ma con l'arrivo di Medici Senza Frontiere è stata spiegata la falsità della diceria, e da quel momento almeno i rapporti sociali ed umani sono stati ricreati anche con i malati."

MSF infatti ha fatto crescere tutti gli africani con cui ha avuto a che fare, facendo loro partecipi dei sintomi delle malattie e delle possibilità curative dei mezzi a loro disposizione. Dopo che Siama Musine è stata curata ha iniziato a collaborare con Medici Senza Frontiere, lavorando a stretto contatto con donne incinte e sieropositive, spesso giovani spose. "Alle volte -racconta Siama- mi comporto come una sorta di psicologa per queste donne, perchè temono di dire di essere sieropositive ai propri mariti, che in questi casi sono soliti cacciare le mogli di casa, lasciandole senza niente, neppure una famiglia." E poi Siama ci spiega che deve insegnare alle donne come non infettare gli altri, fungendo lei stessa come modello di comportamento in base alla sua esperienza.

Prende nuovamente la parola Wilfried N'Sondè: "Questo discorso non riguarda solo le donne africane, ma tutte le donne. E sono contento di essere qui perchè avevo promesso alla gente africana con cui ho avuto a che fare che avrei raccontato le loro testimonianze a più persone possibili, rendendo loro nuova dignità. Vi racconto che il cambiamento che più mi ha colpito da dopo l'arrivo di MSF risiede nelle donne che hanno ripreso a ridere e a ballare come prima, perchè quella che è stata data a loro da Medici Senza Frontiere non è solo la cura alle malattie veneree ma anche a tutti gli altri mali."

Un caloroso applauso di chiusura, come fosse un abbraccio a Siama e un complimento a Wilfried, e poi usciamo e torniamo alle nostre vite, ricche e fortunate. Ma la testa resta tra quelle parole, e le mani prudono perchè vorrebbero fare concretamente qualcosa, e lo faranno.

Miriam Roberto e Giulia Poggio

Vinicio calling Ferrara



Sabato sera, la notte é quella dei giovani.

guarda il video!!

In piazza Castello si esibisce Vinicio Capossela in funzione di dj. Veniamo attirati dalle note di "Should I stay or Should I go". Balliamo il punk dei Clash sugli estremi sampietrini della piazza con la suggestiva ambientazione del castello a far da sfondo all'eccentrica serata. Riusciamo a conquistarci qualche posto in mezzo alla folla accorsa per ascoltare e ballare le canzoni storiche di Vinicio, mixate ad altri pezzi dei più variegati generi musicali come raggae, rock e funk. Anche nel nostro piccolo spazio siamo riusciti a dare spettacolo e a creare, insieme ad altri spettatori, una sfida di limbo! Attrezzati soltanto con una sciarpa di "solo Lanzetti" ( per chi volesse sapere chi è, clicchi qui ) e tanta buona volontà, abbiamo coinvolto gran parte della piazza che ha apprezzato l'idea e in molti hanno seguito l'esempio unendosi al nostro gruppo oppure creando nuovi "territori di sfida" nella piazza.
Siamo rimasti in pochi quando Vinicio ci ha incalzato con la musica del re del funk James Brown e la serata si è conclusa con la famosissima "Feel good". 
Stanchi ma felici, torniamo tutti a casa, in vista dell'ultima giornata di lavoro al Festival di Internazionale.



Alberto Lanzetti, Caterina Massarenti

SOLO LANZETTI: IL REMIX DELL'INTERNAZIONALE


C'era una volta una coppia di giovani prodi paladini, 
Lady Caterina Massarenti e Ser Alberto Lanzetti,
prestanti e laboriosi, dell' Infopoint addetti.

Il travaglio era gravoso:
i depliant e le mappe non bastavano, 
i turisti stranieri abbondavano. 
Ma per Caterina e Alberto, insieme, nulla era pauroso. 

Accadde però che una mattina, 
sfogliando dei turni il programma, 
ad Alberto si svelò questo dramma: 
solo doveva stare
 nell' Infopoint infernale.


Irato, alla Lady si rivolse con parole di ghiaccio:
<<Perchè mi hai lasciato solo, ca***!?>>
<<Alberto non ti arrabbiare,
con questo mio canto ti potrai consolare.>>

E queste parole pronunciate,
compose la melodia che ora ascoltate.

--> ♩♪♫♬ il canto di Lady Caterina ♩♪♫♬ <--

sabato 6 ottobre 2012

I miei figli: i miei migliori nemici

E' proprio vero che "ogni scarrafone è bello a mamma soja"? E' vero che i figli rafforzano i matrimoni? E' giusto vedere mamma e papà come i propri migliori amici? A questi e a mille altri interrogativi hanno tentato di dar risposta Claudio Rossi Marcelli, Patricia Thomas e Irene Bernardini, oggi al Chiostro di San Paolo. All'espressione ormai troppo scontata "i figli rafforzano il matrimonio", controbatte Marcelli "io direi piuttosto che lo spaccano". E' pur vero che i figli mettono due persone sullo stesso cammino, ma solo dopo gli ostacoli del primo figlio, papà e mamma possono dichiararsi veramente al sicuro. Segue a ruota poi Patricia Thomas: "Se i genitori litigano per mettere al primo figlio una canottiera in più per uscire, dal secondo in poi improvvisamente questo diventa irrilevante".
Fare figli non è certo un obbligo: se non siete infatti abbastanza temerari, non addentratevi in questa avventura! Ma se invece lo siete, ricordatevi alcune semplici regole.
Primo: mai essere migliori amici dei figli. Anzi... Marcelli afferma che sono i suoi migliori nemici: da loro ogni giorno ottiene piccole vittorie e piccole sconfitte. "Loro" - come dice la Thomas - "i loro amici ce li hanno già". I figli infatti non sono e non devono essere il riflesso dei genitori, devono cercare piuttosto la consapevolezza di sé.
Secondo: motivare e valorizzare sempre i propri figli. Se non ricevono i giusti apprezzamenti da mamma e papà, crescendo potrebbero diventare sempre più insicuri.
Nonostante comportino impegni e responsabilità, i figli sono in ogni caso motivo di orgoglio e conforto; i bambini non sono infatti mai troppo piccoli per capire, come la figlia di Marcelli che, dopo aver chiesto a colazione al papà il motivo per cui vive con un uomo ed essersi sentita dire "perché è la persona che amo di più fra tutti gli uomini e le donne", accettando la risposta si rimette a mangiare il panino. Essere bambini significa non avere schemi sociali e pregiudizi.
E allora, non vale forse la pena nonostante tutto ampliare la famiglia?



Caterina Marzocchi, Chiara Cavazza

Medio Oriente e Stati Uniti a fumetti!


Passando attraverso un corteo nuziale, riso e festeggiamenti, e attraverso la gente intenta a trovare le location relative al Festival dell'Internazionale, sono riuscita ad intrufolarmi nella Sala Estense.

Oggi è stato presentato il saggio a fumetti I migliori nemici di David B., autore francese, sui rapporti tra Medio Oriente e Stati Uniti.

Il progetto è nato quando è scoppiata la seconda guerra in Iraq e siccome l'autore è un appassionato di storia ha pensato che sarebbe stata una bella sfida parlare di guerra attraverso i fumetti.
La scelta del fumetto è avvenuta perchè è uno strumento che sa sdrammatizzare, poi per evitare il solito saggio, per non cadere in banalità e per continuare ad essere imparziale raccontando e disegnando fatti reali.
La storia unita al fumetto ha a sua volta unito il rigore storico alla matita del disegnatore rendendo l'opera interessante, seppure sia stato difficile per il disegnatore rendere la cosa non banale e a tutti comprensibile. "Ma -dice David B.- non importa se sia facile o difficile, l'importante è crederci, e noi ci abbiamo provato e pare sia piaciuto. Ci siamo impegnati e divertiti, rendendo la storia solitamente costituita da un elenco di date e fatti attraente con l'unione dell'arte alla saggistica.
David B. racconta di aver iniziato a lavorare al progetto da solo, dopo essersi documentato approfonditamente. E rivela di essere orgoglioso delle dieci traduzioni del suo lavoro. E' orgoglioso inoltre di aver interessato sia gli appassionati sia i disinformati, ma soprattutto gli studenti delle scuole francesi.
"Il lavoro di una pagina quanto tempo impiega?" Così mi chiedevo tra me e me, così è stato domandato a David, che prontamente ha risposto in un italiano correttissimo: "Anche una pagina al giorno, ma per preparare i contenuti così da essere corretti e giusti ci vuole molto tempo attraverso le documentazioni sui personaggi, sui vestiti, sulle navi e sull'architettura del tempo in cui si svolge la storia in cui si ambientano i fumetti.
David B. ci racconta inoltre di aver avuto un'unica critica da parte degli storici francesi sulle discordanze dei periodi storici all'interno dei disegni delle vignette, ma, si sa, errare è umano
Viene sintetizzato benissimo ne I migliori nemici il concetto di lotta per i materiali, dal legno al petrolio, ogni scusa è stata buona. Ma David non ci lascia nè con speranze, nè con preghiere e neppure con auguri, semplicemente saluta e ci chiede di informarci su qualunque cosa e sempre... e magari questa volta attraverso il suo libro!






Giulia Poggio

Polonia VS Repubblica Ceca



Fatti il tuo paradiso dovrebbe essere un invito, un consiglio, un ordine che ci dà Mariusz Szczygiel, autore polacco, che oggi si è presentato con un sorriso contagioso e una camicia verde speranza. Con in mano un calice riempito a metà di vino bianco (difficile credere fosse succo di mela) saluta il pubblico con un "buona sera" in un italiano correttissimo. 
Ci dice di aver voluto raccontare nel suo libro ciò che lo affascina della Repubblica Ceca con una sorta di psicanalisi del popolo, sia dal punto di vista più attuale sia da quello storico. 
"Ciò che per prima cosa mi ha colpito dei Cechi è stato il fatto che l'80% della popolazione è agnostica ed atea. La seconda è stato il fatto che ridano di tutto perchè credono che tutto sia degno di una risata. La terza cosa è stata che 1/3 delle urne contenenti le ceneri dei morti sono abbandonate ai crematori a tempo indeterminato, come se ai cari poco importasse di ritirarle." Tutto questo provoca una fragorosa risata nel pubblico incuriosito dalle espressioni e dal modo di esporsi di Mariusz Szczygiel, che prosegue: "E' la completa mancanza di Dio e il fatto che ridano di tutto che rende la Repubblica Ceca un Paese particolare, ed è proprio questo il principale tema del mio libro. E, se mai lo leggerete, quando lo farete pensate che il popolo ceco si sia costruito una cultura come sostituta degli antidepressivi."

In effetti l'idea comune non porta a pensare questo dei paesi dell'Est, così come non ci saremmo aspettati un polacco così sorridente e divertente noi, vittime degli stereotipi e dei pregiudizi, e questo fatto gli viene fatto notare. Mariusz allora risponde: "Interiormente mi sento Ceco, ma ho promesso a mia mamma che ritirerò la sua urna dal crematorio!" E tutti insieme ridiamo di questa tenera battuta, Mariusz compreso, e poi aggiunge: "Questo è riflesso nel mio modo di scrivere, dicono che sia completamente in linea con l'allegro carattere ceco. E io ne sono lusingato."

Ed è in questo momento che il moderatore Andrea Pipino gli domanda come sia nato l'interesse di scrivere sulla Repubblica Ceca.  "La cosa è nata da un talk show che ho condotto per molti anni in tv, che mi ha spinto sotto l'occhio interessato di una rivista polacca. Questa stessa mi ha proposto di andare in Repubblica Ceca per intervistare una sorta di Tina Turner o Madonna ceca. Per quanto riguarda la mia carriera, l'intervista è stata del tutto insignificante, ma conoscere la civiltà ceca mi ha condotto ad avere un orgasmo metafisico." Un'altra fragorosa risata da parte del pubblico. 

Viene spiegato poi che all'interno del libro si incontra la contrapposizione tra la serietà dovuta al dramma storico dei Polacchi con l'animo dissacratorio e comico dei Cechi concepibile come reazione alla loro storia. Ciò che accomuna la Polonia e la Repubblica Ceca è solamente il cattolicesimo a mala pena diffuso e arrivato in Polonia dalla Cechia nel Medioevo. 

Per approfondire il baratro che divide la Polonia dalla Repubblica Ceca, Mariusz Szczygiel racconta un aneddoto: "Mi è capitato di confontare i cataloghi con i manifesti cinematografici cechi con quelli polacchi. La locandina  di uno stesso film in Polonia è stato definito tragicommedia ed era presentato con l'immagine di una donna terrorizzata sulla testa della quale c'era un teschio, invece in Repubblica Ceca il film è stato definita una commedia ed era presentato con l'immagine di una bella donna sorridente."  Sia chiaro che questo aneddoto è stato usato come prova da Mariusz che ha ribadito più volte di non voler creare nuovi stereotipi

Altro che ha ribadito più volte l'autore polacco riferendosi prettamente al suo libro è stato il fatto di credere che la grande storia non esisterebbe senza le testimonianze delle piccole persone prese ad esempio, "[...] a me non interessano i grandi processi storici a meno che non vengano descritti dal punto di vista della persone, dal dettaglio, per questo nel mio libro vi sono le minuzie apparentemente meno significanti che invece da parte del lettore vanno amplificate per comprendere il valore più profondo della storia". 

In Repubblica Ceca, racconta l'autore nel suo libro, vi è un approccio particolare agli eroi: per commemorare la data del 1968 questo numero viene utilizzato come codice del citofono in alcuni palazzi, ad esempio; inoltre è difficile congratularsi con i Cechi per la loro eroicità storica, perchè sono umili e modesti e soprattutto sono consci della loro passività nei momenti più critici della loro storia. 
Bisogna sapere inoltre che la questione del periodo buio degli Asburgo e di quello nazista non è del tutto superata, così ci racconta Mariusz Szczygiel.

Interviene Andrea Pipino: "Ritornando agli aneddoti della tua introduzione, tra i Cechi c'è una sorta di ostilità nei confronti della religione?" La risposta arriva immediata ed è approfondita in Fatti il tuo paradiso: Mariusz ci racconta che la religione è vista anche come costrizione, i pochi credenti inoltre hanno difficoltà a vivere apertamente la propria religione, perchè sono visti come malati mentali non pericolosi. I non credenti mancano di comprensione nei loro confronti, perchè non capiscono cosa significhi credere. Inoltre chi cambia idea nel corso della propria vita e decide di credere il più delle volte si nasconde, e non lo dice, come un omosessuale che non ha ancora fatto outing. Ecco, questo è il profilo del protagonista del libro.

Mariusz Szczygiel alla fine ci rende partecipi del fatto che in Repubblica Ceca i suoi libri piacciono molto. Chissà in Italia... facciamolo sapere!





Giulia Poggio

E l' Ufficio Stampa?!


Stare all'ufficio stampa è come stare in un porto di mare...un bel porto di mare! Comincia tutto la mattina verso le nove, quando il mare è calmo piatto e nell'ufficio ci sono solo i volontari e lo staff. Si organizza la giornata,  si prepara la propria postazione, si stampano fogli e viene creata la bacheca con la rassegna stampa sul Festival di Internazionale. Ma a un certo punto, quando l'ufficio apre, incomincia la burrasca e stare a bordo è davvero un'impresa! Giornalisti di tutte le testate, dalle più famose alle meno conosciute, entrano, fanno domande, si iscrivono agli incontri che vogliono seguire quella giornata. Entrano fotografi, traduttori, ma soprattutto entrano i guests, per accreditarsi come tutti! Stare all'ufficio stampa è davvero una bella esperienza, soprattutto per le public relations che una persona (se portata naturalmente, come la sottoscritta), può farvi all'interno. E' bello avere la possibilità di incontrare scrittori e i giornalisti provenienti da tutto il mondo, ascoltare, tra un badge e l'altro, le interviste rilasciate alle nostre spalle e risuonare, oltre all'italiano, lo spagnolo, l'inglese e il francese. Finita la  burrasca, ritorna la calma ed è quello il momento in cui oltre alla fine del turno, pensi a tutti gli incontri e alle cose bizzarre e interessanti che sono successe quel giorno!

Angelica Hamado

L' Inferno del Terzo Mondo



Da venerdì mattina per tutti e tre giorni del Festival, nell' Imbarcadero del Castello Estense, è presente una mostra fotografica e di istallazioni multimediali dal titolo "Urban Survivors", curata da Medici Senza Frontiere e dalla Fondazione Noor. MSF nasce nel 1971 in Francia, da un gruppo di medici  e giornalisti e attualmente è la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo. Noor ("luce" in arabo) è invece  un'agenzia internazionale nata nel 2007 ad Amsterdam che elabora e distribuisce materiale foto-giornalistico per accrescere consapevolezza e comprensione delle vicende nel mondo. La mostra proposta da queste due organizzazioni è un intenso ed emozionante viaggio in cinque drammatiche situazioni degli “slum” di altrettanti paesi in via di sviluppo. Le immagini sono di fotogiornalisti di Noor, molto affermati a livello mondiale, mentre le testimonianze provengono da collaboratori di MSF.


Stanley Greene ci racconta la baraccopoli di Dacca in Bangladesh, dove la malnutrizione cronica è una realtà che riguarda il 52% dei bambini. I servizi igienico-sanitari sono assenti, la vulnerabilità alle catastrofi ambientali è molto elevata e, per di più, nella penisola di Kamrangirchar (estesa per tre km quadrati e un tempo adibita a discarica) vivono 400000 persone.

Con Jon Lowenstein, invece, andiamo a Martissant (Port-Au-Prince, Haiti), uno degli slum più violenti della capitale haitiana, flagellato anche dalla recente epidemia di colera. Dopo il terremoto del 2010 la popolazione senza tetto è aumentata in maniera esponenziale e la maggior parte di essa non può permettersi cure mediche perché troppo costose.

Pep Bonet ci porta a Johannesburg, capitale del Sud Africa, nella quale  la pandemia di AIDS si unisce alla tubercolosi multi resistente, il tutto in un ambiente già saturo di tensioni e di rifugiati politici fuggiti dallo Zimbawe. Il 22% della popolazione qui vive in meno di un km quadro.
Alexindra Fazzina documenta la situazione di indigenza di Karaci (Pakistan) in seguito all'esodo dalle campagne causato dall'inondazione del 2010. 100000 persone affette da tubercolosi o HIV vivono in campi di fortuna, dove non ci sono né acqua potabile nè cure mediche.
Infine Francesca Zizola mostra Kibera, mare di fango e lamiera: la baraccopoli più popolata di Nairobi (Kenya) viene descritta attraverso le storie di chi ogni giorno combatte la propria lotta contro le malattie infettive, l'assenza di acqua potabile, di scuole, di medicine.


Margherita Dondi

Festival al tramonto

Un cielo roseo accompagna un'interessante conferenza di presentazione di "Fatti il tuo paradiso" (scritto da un simpatico autore ceco, Marius Szczygiel) mentre un'arietta fresca ci accarezza il viso.
La seconda giornata dell'Internazionale si sta concludendo, ma il pubblico si affretta ancora agli ultimi eventi per non perdersi nemmeno un istante di questo piccolo mondo che sta accogliendo turisti dai più impensabili luoghi!
Cosa si nasconde dietro tutto questo? Ragazzi all'opera dedicano ore e ore volontariamente per distribuire programmi, dare le più buffe informazioni (addirittura riguardo alla provenienza delle mele distribuite gratuitamente in vari punti!) e potersi concedere l'ascolto di qualche incontro con i più attraenti emergenti del momento. Ai giovani si affiancano professori, giornalisti, referenti e collaboratori stampa: insomma, il lavoro non manca a nessuno!
Oltre agli eventi collocati in diverse zone di Ferrara tra viuzze affollate di passanti e ciclisti, si possono notare moltissime altre iniziative:mostre, stand, bancarelle e laboratori costellano il territorio.
Gente che passa addentando verdi mele succose, ciclisti carichi di borse di plastica che tentano di evitare di travolgere le persone, manager in giacca e cravatta e collaboratori agli eventi rendono, in quest'occasione particolarmente, Ferrara al tramonto un vero spettacolo!
Miriam Roberto

Farming, Vishing, Fishing : sembrano sport olimpici, ma occhio al conto in banca!


Internet si sta allargando sempre di più e il suo uso anche, ovviamente, tanto che vi é una commissione europea specializzata solo in ció. Questo sviluppo ha portato anche ad un maggiore uso della tecnologia da parte della criminalità  in particolar modo di quella organizzata. Per esempio, il criminale moderno può preferire di distruggere il sito internet controllato da criminali piuttosto che far saltare in aria una vetrina di un negozio o di un automobile. Performig, farming, fishing, vishing (voice-fishing) sono i nuovi termini per indicare i nuovi reati in cui un malavitoso virtuale puó incappare. L'hacker, parola che viene molte volte concepita solo in senso negativo, sarebbe solo colui che ha permesso di avere i mezzi tecnologici che noi oggi usiamo quotidianamente. I numeri sono molto grandi: in base alle 13.000 interviste compiute dalla Norton antivirus si parla di 274 milioni di dollari persi da coloro che hanno subito una contraffazione via internet e di cifre molto simili rubate via internet. In realtà  non si può calcolare a quanto possa ammontare il danno: tra costi legali e denaro materialmente sottratto si arriva a cifre altissime. Gli invitati fanno una serie di esempi per far capire quanto sia pericolosa la criminalità digitale: criminalità che usa Skype non semplicemente per dialogare ma per non farsi intercettare dalle "cimici" della polizia o narcotrafficanti che usano una promozione su internet per ripulire denaro...  Un altro problema da non sottovalutare è quello delle leggi. Le leggi odierne contro i crimini informatici sono troppo antiquate, infatti dal 1996 (anno di emanazione delle ultime leggi) ad oggi la tecnologia ha compiuto uno sviluppo pari a 10.000 volte, rispetto a quello di 17 anni fa . In definitiva un furto è sia un furto di qualcosa di materiale sia un furto di "energia" (come dice la legge) , ovvero un furto telematico. In conclusione anche le persone che si ritengono pratiche e complete nelle loro abilità informatiche, non possono considerarsi del tutto immuni a questa nuova frontiera della criminalità, sempre più in fase di sviluppo

.Alberto Lanzetti, Caterina Massarenti, Enrico Fea, Ludovica Barbieri 

High Tech, Low Life

"Scalare" il Grande Firewall della Cina è rischioso, quasi quanto scalare la Grande Muraglia.
Il controllo della censura cinese è totale, pressante, e guarda caso, le notizie sono sempre positive.
Cantare fuori dal coro è difficile, ma possibile. Questo è l'obiettivo perseguito dai due principali blogger attivisti della rete cinese: "Zola" e "Tiger Temple".
Dare voce a chi viene ignorato e fornire notizie autentiche è per i due "citizen reporters" più che un hobby, è una passione, un ideale.
Il loro lavoro permette di tracciare un ritratto originale e veritiero della società e del sistema di informazione cinese portando a riflettere sull'importanza della diffusione delle notizie tramite i social media.


Andrea Musso e Annalisa Vitale      


E se uno è stanco?

Dopo un incontro di lavoro con alcuni giornalisti che si è poi trasformato in un pranzo semi-luculliano accompagnato da un buon vino, l'impavida torinese arriva alla redazione con le migliori intenzioni sul suo pomeriggio da cronista.
Il cibo purtroppo ha la meglio su di lei: la poveretta tenta in ogni modo di ritrovare vitalità, ma ormai è stata assalita da un "abbiocco" di dimensioni epocali.

A una blogger, però, non sono concesse pause. Il lavoro va fatto, e bene!
Controllati gli articoli e inseriti i tag, la nostra eroina non ha più idee per passare il tempo e evitare di addormentarsi. Quindi decide di scrivere le sue memorie e di pubblicarle sul blog affinché giornalisti e scrittori futuri si sentano meno soli quando, alle prese con un attacco di sonno, faticheranno a tenere gli occhi aperti per lavorare.

Elena  Sinistrero

Wisdom Drops

Dopo New York e Sydney i buffi e teneri mostriciattoli di Jeremyville invadono il cortile del Castello Estense di Ferrara. Questo visionario artista australiano ha studiato architettura ma ha cominciato a sfogare la sua creatività senza aver frequentato alcuna scuola, dando vita a un intero mondo popolato di ironiche creature, portavoci di concetti e massime basilari per la nostra società. Un'intera parete di vignette accoglie turisti e visitatori al centro del monumento più celebre della città, testimone dell'impegno per il restauro e il recupero del patrimonio culturale che le istituzioni locali stanno sostenendo dopo il terremoto del maggio scorso. Deliziose pillole di speranza e verità come:"Trust in your ideas and jump!", oppure "Deal with the past and move on" o "10.000 miles starts with one footstep". Con le sue creazioni, Jeremyville è giunto a Ferrara dove firmerà t-shirt, poster e accessori nello spazio Slam Jam di via Bersaglieri del Po. 
A noi non resta che estasiarci davanti a così grande saggezza trasmessa con incredibile semplicità. 

Margherita Mastellari e Federico Rocco

L'angolo dei genitori


Care mamme, cari papà,                                                                    questa volta a parlare siete voi.  

Al Chiostro San Paolo si tiene un’interessante rubrica dal titolo “Dear daddy” e l’argomento principale sono i luoghi comuni sui genitori, ma l’elemento ancora più intrigante è che l’opinione in merito è la vostra.

In veste di figlia non posso far altro che rimanere sulla seggiola e ascoltare ciò che avete da dire voi, perché a volte-strano ma vero- anche noi figli vi ascoltiamo.

Il Signor Papà Marcelli ammette che “il buon senso funziona solo con i figli degli altri” e ci introduce il primo luogo comune: “I figli rafforzano il matrimonio”.

Ecco, io mi aspettavo risposte affermative, e invece Mamma Patricia Thomas ammette con ironia che i suoi figli “l’hanno quasi fatta fuori” e Signora Mamma Bernardini conferma: “I figli sono una bomba.”  Ma siamo davvero così nocivi? Fortunatamente Papà Marcelli cala un filo di speranza –forse più per i genitori che per i figli che assistono- e sostiene che siamo un impegno, ma resistere è altamente  gratificante.

“Un genitore è il migliore amico del figlio” è il secondo luogo comune di cui si discute e pare che l’opinione dei nostri tre Signori Genitori Portavoce sia unanime: è importante stabilire dei confini al rapporto amichevole con i figli, dal cui non potrebbero cogliere alcun vantaggio, ma solo una diseducativa ed eccessiva comprensione.

Ecco Genitori, questa volta sono le vostre voci a prevalere e sono i figli ad ascoltare il coraggio della vostra giornaliera sfida ad essere il meglio per noi, mentre lottate per le vostre soddisfazioni.

Francesca Valente e Silvia Garuti

Semi di libertà.

Piazza Municipale, ore 17.30. Sul palco, di fronte a un vasto pubblico, sono seduti Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione Libera, Giampiero Calzolari, agenzia Cooperare con Libera Terra, Gianluca Faraone, consorzio Libera Terra Mediterraneo, Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto e Santo della Volpe, giornalista del Tg3.
La discussione verte su un tema attuale e delicato: le terre liberate dalla mafia, luoghi nei quali molti ragazzi allo sbando hanno trovato un lavoro, riuscendo a sottrarsi al controllo mafioso. Come Libera, sono molte le associazioni che tentano di creare e sviluppare comunità alternative alla mafia e sono diversi gli ambiti in cui operano: gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, istruzione e sport. Purtroppo alcune di loro rischiano di chiudere, sopraffatte dalle ripetute minacce e dal mancato sostegno da parte dello Stato. Finché il degrado morale e la superficialità odierni persisteranno, le associazioni continueranno ad essere isolate e non potranno svilupparsi al meglio. 
Il problema fondamentale è costituito da una "legalità malleabile, di leggi ambigue e vuote che possono essere facilmente aggirate". Siamo di fronte a un'emergenza etica: si avverte la forte necessità di un rinnovamento morale da parte dei cittadini, ma soprattutto dei politici, che non sono in grado di emanare leggi chiare senza giungere a compromessi, poiché loro stessi, in alcuni casi, sono collusi con la mafia. 
"La politica può vivere senza la mafia, ma la mafia senza politica cessa di esistere": la criminalità organizzata è presente sulla scena italiana da centinaia di anni e continuerà ad esserci fino a quando i politici non saranno capaci di formulare programmi chiari e di mantenere gli impegni presi, dimostrando di fare una "politica alta" volta al bene comune, altrimenti il sacrificio di persone come Falcone e Borsellino e il ricordo di tante vittime risulterà inutile . 
I relatori sono consapevoli che la lotta alla criminalità organizzata è difficile e faticosa, ma non si arrendono e continuano a sperare che un giorno si potrà vivere in un mondo libero dalla mafia.

Valentina Govoni

LE COSE BELLE DI UN'OPERA SONO QUELLE INSPIEGABILI:cronaca di un piacevole incontro con Vasco, Andrea e Daria

Al Chiostro di San Paolo mancano pochi minuti alle 21: la giornalista Daria Bignardi presenta la graphic novel "Come le strisce che lasciano gli aerei" del cantautore ferrarese Vasco Brondi aka Le Luci della Centrale Elettrica, accompagnato dal suo mentore Giorgio Canali, e di Andrea Bruno, illustratore. I due autori si sono divertiti a creare una storia contemporanea, definita da Vasco "imbarazzante da raccontare", in cui i tre personaggi, che hanno storie diverse alle spalle, alla fine si rivelano molto simili l'uno all'altro, senza un posto fisso a cui ancorarsi.

Rashid, un nordafricano con la fissa per la sua maglietta della nazionale italiana; Rico, tossicodipendente, nato dalla fantasia del cantautore, che afferma di essersi ispirato a situazioni reali per questo personaggio ("Se non metto un tossico di periferia non sto bene"); infine Micòl: protagonista dei protagonisti, ha un nome importante, uguale a quello della più famosa Micòl Finzi-Contini di Giorgio Bassani, amatissimo da Vasco Brondi, che ne parla con una luce di ammirazione negli occhi:"Le sue descrizioni di Ferrara rimarranno eterne, a me non sarebbero mai venute! La città risente degli scritti di Bassani". Daria Bignardi coglie così la palla al balzo, chiedendo agli autori quanto la cittadina emiliana abbia influenzato quella immaginaria e fantomatica del libro: la nebbia e la cosiddetta "nostalgia ferrarese" richiamano somiglianze con la vicina Bologna.
I phone center ("isole in volo permanente") e gli aereoporti sono gli spazi più importanti e presenti nel libro, in quanto rappresentano un'ancora fissa per Rashid, Rico e Micòl ma allo stesso tempo sono il simbolo della società di oggi, fatua e senza più sicurezze: da qui il titolo "Come le strisce che lasciano gli aerei", segni grafici precisi,  una vera ossessione per Vasco Brondi, che, sempre sorridente durante l'incontro, ha mostrato al pubblico un inedito lato ironico e gioviale, nonostante il ruolo di cantautore impegnato.

Irene Camerani