Usciamo dal concetto di aiutante ed aiutato, di assistenzialismo, non si tratta di prestare aiuto ma di salvare delle vite. Msf ha l'intento di creare un processo di fusione tra i volontari e i bisognosi, un percorso da intraprendere insieme. Dignità: ciò che l'associazione vuole restituire alle donne che l'hanno perduta ma anche ciò che ricercano i volontari. Proprio come lo scrittore congolese Wilfried N'Sandè che racconta la storia di Josephine che, come quella della maggior parte delle donne dei paesi africani, è stata per molto tempo taciuta. "Avevo promesso loro di venire qui"-dice Wilfried-"per farvi conoscere la loro storia, quello contro cui ogni giorno devono combattere. Volevo farvi capire che non sono le donne africane ad essere più forti di tutte le altre. Esse possiedono soltanto un senso di dignità tale per cui vogliono nascondere i loro affanni e le loro preoccupazioni avendo la consapevolezza che devono farcela anche da sole". Ce lo conferma anche Siama Musine confessando che, dopo aver scoperto di essere sieropositiva all'HIV e dopo un primo momento di disperazione che l'aveva spinta quasi al suicidio, si era resa conto che c'era lo stesso un pò di vita. "Da quando ho incontrato Msf sono cresciuta enormemente, dal 2004 ho fatto grossi passi avanti, devo andare avanti, mi sono detta; il coraggio mi è venuto fuori dal nulla, dal suicidio. Oggi posso dire, con un certo orgoglio, che sono una donna ma anche un'eroina della comunità: cerco infatti di incoraggiare e infondere speranza alle altre donne africane colpite dall'AIDS perchè ho quel sogno, forse un pò romantico, che insieme a me possano cambiare l'Africa."
Oggi infatti la maggior parte di queste donne sono emarginate dal villaggio, sono discriminate, perdono il loro lavoro per la convinzione errata che si possa "infettare" con la propria malattia anche i prodotti che si vendono. Ed è questa anche la storia di Josephine, costretta ad abbandonare la propria casa per vivere in una capanna isolata su una collina: solo il marito le è rimasto vicino.
Eppure non è cosi che dovrebbe essere. Esse sono le persone che più avrebbero bisogno del nostro aiuto e noi, proprio come Msf, dobbiamo essere un pò più romantici e credere nel futuro di queste donne.
Caterina marzocchi e Chiara Cavazza