Se Igort non fosse un affermato fumettista avrebbe certo una possibilità come comico. Ripercorre tutta la sua carriera con molta sagacia e autoironia, scherzando sui salti temporali e le omissioni che è necessario compiere per non superare l' ora e mezza, e sull' Igort giovanile di Il letargo dei sentimenti.
<< Pensavamo di avere il copyright dell' intelligenza e di aver inventato tutto noi>>, scherza, ma è una di quelle verità mascherate da battute. Parla di quegli anni, dei giovani fumettisti che volevano mettere tutte nelle loro vignette, che, influenzati dal cinema, volevano che in ogni riquadro succedesse qualcosa di importante, scioccante. Ancora scherza sulle reazioni degli editor: << Quello che fa Fellini non lo puoi fare in un fumetto! Al cinema uno è schiacciato, il fumetto lo spettatore lo prende, lo chiude e ti manda a fare in culo! E forse aveva ragione! Ma perchè non osare?>>
Poi parla del suo "periodo giapponese", quando realizza Yuri. E' un bell' espediente per parlare di una cultura del fumetto molto in contrasto con quella occidentale. << Il manga è rivolto a tutto il pubblico giapponese, perchè parla di tutto. Per loro è un linguaggio!>> spiega mentre racconta delle letterine dei suoi fan: i bambini di cinque anni che dettano ai genitori e gli anziani di ottanta.
Una piccola critica ai disegnatori che vogliono fare i fumettisti a tutti i costi, che non stona con il tono simpatico dell' incontro: << Il compiacimento del rappresentare spesso rovina il fumetto. Uno deve entrare nella storia e dimenticarsi del disegno! Entrare nell' ebbrezza del racconto! Per questo sono pochi i disegnatori che sono anche bravi fumettisti. Questo cerco di provare a raccontare, l'ebbrezza.>>.
Una colpita spettatrice del Cinema Apollo di oggi pomeriggio,
Ludovica Barbieri
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