venerdì 5 ottobre 2012

La politica in Italia vista dall'Europa


Una conferenza introdotta e moderata da Corrado Formigli, de La7, sull'Italia divisa tra il governo dei tecnici e l'antipolitica ha acculturato ed informato il pubblico al Cinema Apollo di Ferrara. Quattro facce serie discutevano rappresentando le proprie testate giornalistiche come quella del Die Tageszeitung con Michael Braun, quella de The New York Times con Rachel Donadio e quella del Libération con Eric Jozsef e lo storico britannico John Foot

Dopo tangentopoli, l'Italia si è dimostrata un unfinished business che è anche tutt'ora, nonostante, secondo Eric Jozsef, Mario Monti si sia rivelato una salvezza. Ma la domanda che sorge spontanea è: può Mario Monti continuare ad esserlo? Secondo gli ospiti, potrebbe se il sistema democratico continuasse a reggerlo, ma nell'Italia democratica non vi era mai stato una situazione così d'emergenza da dover introdurre un governo tecnico puro senza neppure la votazione ed il consenso del popolo, per questo vi saranno le elezioni a cambiare il governo. Queste elezioni potranno dimostrarsi le più decisive della storia della repubblica italiana, perchè saranno uno dei mezzi per uscire in parte minima dalla crisi (o almeno si spera). 

"Ma il governo Monti alimenta i populisti ed i nazionalisti, contraddicendo la democrazia?" Questa è stata una domanda che ha riscosso successo nel pubblico applaudente. Ma sul palco, gli ospiti si sono trovati discordi. 

L'ostacolo alla soluzione della situazione attuale è la mancanza di strumenti in Europa necessari per fare la politica nel suo significato più nobile. Infatti non sarà di certo la composizione attuale della politica del nostro Paese, "composta da una destra stracciona e impresentabile sia a casa propria sia all'estero ed una sinistra che non si fida di sè", come dice Michael Braun, "l'agenda Monti infatti sarebbe da cambiare solo se esistesse una politica di rigore, ma con i politici italiani di oggi quella del governo tecnico è la migliore opzione. Monti infatti si è dimostrato onesto lanciando un segnale positivo alla gente [...]". Tuttavia è stato ricordato che, a differenza della Francia, in Italia pare impossibile ridurre gli stipendi alla classe politica -utile non solo come simbolo, ma anche a livello pratico- ed è anche questo che aggrava la crisi nel nostro Paese. 

Nonostante Monti in primis non abbia ridotto il suo stesso stipendio per lanciare un messaggio, si è rivelato una salvezza, ma bisogna che tutti si rendano conto che quella del governo Monti non sia l'unica strada per migliorare la situazione di crisi in Italia, si potrebbe prendere ad esempio le soluzioni messe in pratica dagli altri Stati

Ciò che principalmente, però, differenzia l'Italia dagli altri Stati in crisi è l'incapacità di ammettere anche razionalmente ed in maniera unanime la reale esistenza della crisi perchè le lamentele non bastano più e l'Italia da questo punto di vista pare ed è sempre parsa addormentata, mentre altrove è affrontata la crisi con caparbietà. Chissà che le cose non cambino, di sicuro non bastano le speranze e le preghiere... 

Giulia Poggio e Miriam Roberto

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