
Stanley Greene ci racconta la baraccopoli di Dacca
in Bangladesh, dove la malnutrizione cronica è una realtà che riguarda il 52% dei
bambini. I servizi igienico-sanitari sono assenti, la vulnerabilità alle
catastrofi ambientali è molto elevata e, per di più, nella penisola di
Kamrangirchar (estesa per tre km quadrati e un tempo adibita a discarica)
vivono 400000 persone.
Con Jon Lowenstein, invece, andiamo a Martissant
(Port-Au-Prince, Haiti), uno degli slum più violenti della capitale haitiana,
flagellato anche dalla recente epidemia di colera. Dopo il terremoto del 2010
la popolazione senza tetto è aumentata in maniera esponenziale e la maggior
parte di essa non può permettersi cure mediche perché troppo costose.
Pep Bonet ci porta a Johannesburg, capitale del
Sud Africa, nella quale la pandemia di AIDS si unisce alla tubercolosi
multi resistente, il tutto in un ambiente già saturo di tensioni e di rifugiati
politici fuggiti dallo Zimbawe. Il 22% della popolazione qui vive in meno di un
km quadro.
Alexindra Fazzina documenta la situazione di
indigenza di Karaci (Pakistan) in seguito all'esodo dalle campagne causato
dall'inondazione del 2010. 100000 persone affette da tubercolosi o HIV vivono
in campi di fortuna, dove non ci sono né acqua potabile nè cure mediche.
Infine Francesca Zizola mostra Kibera, mare di
fango e lamiera: la baraccopoli più popolata di Nairobi (Kenya) viene descritta
attraverso le storie di chi ogni giorno combatte la propria lotta contro le
malattie infettive, l'assenza di acqua potabile, di scuole, di medicine.
Margherita Dondi
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.