domenica 7 ottobre 2018

Alle radici dell'intolleranza razzista in Italia

In Italia dilaga un odio di carattere razzista e xenofobo che non è più possibile ignorare, anche se oggi si ha quasi timore o vergogna ad ammettere che questo fenomeno è ormai gravemente diffuso nel nostro Paese. Questo odio, unito alla paura, sfocia nella violenza più atroce contro il "nemico pubblico", "l'altro da noi", è stato raccontato attraverso le notizie di cronaca in un video realizzato dai ragazzi ferraresi di "Occhio ai media". Importante è stato, infatti, l'intervento di Aliou Diene e Bouyagui Konatè, parenti di Idy Diene, venditore ambulante senegalese rimasto ucciso a Firenze da un colpo di pistola. Insieme a Pape Diaw, attivista senegalese, essi hanno infatti ribadito l'importanza della condivisione e dell'integrazione tra le diverse culture.
È fondamentale però fare una distinzione tra razzismo istituzionale e razzismo culturale, come sottolineato dal giornalista Gad Lerner e dal sindacalista italoivoriano Aboubakar Soumahoro. Infatti è quello istituzionale che, mediante meccanismi di disumanizzazione, produce "artificialmente" la condizione della clandestinità a livello legislativo (ad esempio legge Bossi-Fini); invece, quello culturale, basandosi sul concetto istituzionalizzato di clandestinità, si diffonde nell'opinione pubblica, proiettando in modo indistinto paura e indignazione contro la massa oscura e minacciosa dei troppi. 
In conclusione, quando dall'alto non viene lanciato un allarme antirazzismo, è necessario prendere posizione e costruire dal basso una nuova resistenza antirazzista sulla base dei valori fondamentali quali solidarietà, umanità e uguaglianza, come ribadisce l'articolo 3 della Costituzione italiana:"Tutti i  cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
       
                                                                                       Margherita Baldazzi e Roberta De Gioanni


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