Come possiamo creare un'opera d'arte in grado di veicolare un messaggio importante? Questo il principale quesito affrontato nell'incontro di stamattina in Sala Estense. Una soluzione è stata proposta dalle personalità coinvolte nel progetto "Artists at work", iniziativa che riflette su come l'arte possa contribuire a spiegare e diffondere i problemi che affliggono l'Europa (mafie, corruzione, flussi migratori, degrado delle città, razzismo...). Tre sono i Paesi interessati, Francia, Italia, Bosnia ed Erzegovina, come tre sono le modalità espressive utilizzate, fotografia, fumettistica e cinematografia. Durante la conferenza, oltre ai mediatori Daniele Cassandro, Roberta Franceschinelli e Cecilia Conti, sono intervenuti personaggi che hanno attivamente preso parte ad "Artists at work", indirizzando i veri protagonisti del progetto, i giovani, a produrre un'opera che segua il proprio punto di vista, ma che allo stesso tempo coinvolga la collettività.
Renaud Personnaz, regista francese, ha raccontato il suo lavoro in ambito cinematografico insieme a Bruno Oliviero, per la realizzazione di 12 film da 20/30 minuti da parte di una ventina di ragazzi. Patrick Willocq, fotografo francese, ha anche mostrato le sue fotografie scattate a Saint-Martory in cui ha coinvolto insieme cittadini francesi e richiedenti asilo. Infine, Pietro Scarnera, fumettista italiano, ha illustrato la storia di Primo Levi scrittore e la vicenda di un uomo in coma vegetativo, ispirandosi a una sua personale esperienza.
Per far sì dunque che un'opera d'arte diventi strumento di diffusione sociale, l'artista deve assumere un punto di vista diverso per sfuggire a un'immagine ovvia e stereotipata.
Sara Meneghini e Alisia Rizzi
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