sabato 6 ottobre 2018

Arte come messaggio sociale


Come possiamo creare un'opera d'arte in grado di veicolare un messaggio importante? Questo il principale quesito affrontato nell'incontro di stamattina in Sala Estense. Una soluzione è stata proposta dalle personalità coinvolte nel progetto "Artists at work", iniziativa che riflette su come l'arte possa contribuire a spiegare e diffondere i problemi che affliggono l'Europa (mafie, corruzione, flussi migratori, degrado delle città, razzismo...). Tre sono i Paesi interessati, Francia, Italia, Bosnia ed Erzegovina, come tre sono le modalità espressive utilizzate, fotografia, fumettistica e cinematografia. Durante la conferenza, oltre ai mediatori Daniele Cassandro, Roberta Franceschinelli e Cecilia Conti, sono intervenuti personaggi che hanno attivamente preso parte ad "Artists at work", indirizzando i veri protagonisti del progetto, i giovani, a produrre un'opera che segua il proprio punto di vista, ma che allo stesso tempo coinvolga la collettività.
Renaud Personnaz, regista francese, ha raccontato il suo lavoro in ambito cinematografico insieme a Bruno Oliviero, per la realizzazione di 12 film da 20/30 minuti da parte di una ventina di ragazzi. Patrick Willocq, fotografo francese, ha anche mostrato le sue fotografie scattate a Saint-Martory in cui ha coinvolto insieme cittadini francesi e richiedenti asilo. Infine, Pietro Scarnera, fumettista italiano, ha illustrato la storia di Primo Levi scrittore e la vicenda di un uomo in coma vegetativo, ispirandosi a una sua personale esperienza.
Per far sì dunque che un'opera d'arte diventi strumento di diffusione sociale, l'artista deve assumere un punto di vista diverso per sfuggire a un'immagine ovvia e stereotipata.
Sara Meneghini e Alisia Rizzi

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.