Per quanto agli italiani piacciano i termini stranieri, uno in particolare non è mai riuscito ad affermarsi in modo definitivo nel linguaggio giornalistico del nostro paese: stiamo parlando del fact checking. Questa particolare pratica editoriale del mondo anglosassone consiste nel controllare e verificare, prima di essere reso pubblico ai lettori, che quanto scritto da un autore sia attendibile e proveniente da fonti certe.
A presentarci questo metodo al circolo ARCI Bolognesi sono stati Nicolas Niarchos, giornalista del The New Yorker intervistato da Giulia Zoli di Internazionale, iniziando con il raccontare brevemente la storia di come sia nata la figura del fact checker: già nel 1925 il Times aveva una figura simile, ma la vera svolta è avvenuta nel 1927 in seguito ad un imprevisto che ha coinvolto una poetessa, la cui storia era stata raccontata in modo errato dal giornale The New Yorker. La madre di questa, giustamente turbata dal danneggiamento alla reputazione della figlia e della famiglia, ha infamato il giornale a tal punto che il direttore dell'epoca decise di mandare un memo a tutti i suoi dipendenti affinché verificassero i fatti prima di scriverli e sopr
attutto di pubblicarli. La figura si è poi successivamente evoluta fino a quella attuale, dove i fact checkers sono veri e propri giornalisti specializzati che si occupano di leggere le bozze dei colleghi controllando l'affidabilità delle fonti e confrontandole tra loro: per questo motivo, Niarchos l'ha definita una metodologia lenta e noiosa ma al tempo stesso molto interessante in quanto permette di spaziare tra vari argomenti nel corso di pochi articoli.
Gli strumenti utilizzati da questi esperti sono principalmente di tre tipi: possono essere biblioteche di riferimento, contenenti libri ed enciclopedie ricchi di informazioni utili, archivi di giornali online e database scientifici ma soprattutto il contattare chi direttamente coinvolto nella vicenda dell'articolo, eventuali testimoni e persone competenti nel determinato ambito. Rispetto ad un tempo si nota comunque un allontanamento dal lavoro sul campo, grazie all'utilizzo della fotografia digitale e di Internet, che non obbligano più il fact checker a recarsi sul posto per controllare; questo allontanamento non coinvolge però allo stesso modo anche i libri cartacei sui quali i giornalisti fanno tuttora molto affidamento. Per questo motivo risulta spesso più semplice verificare fatti su fenomeni di cronaca ben documentati, come vicende di guerra, piuttosto che il gossip.
Questo lavoro viene molto condizionato anche dal clima politico del momento: infatti, Niarchos ha concluso facendo notare come la presidenza di Trump abbia profondamente influenzato il livello di scrupolosità del fact checking, rendendolo più collaborativo e rapido.
Ada Pupella, Alessandra Cordiano, Filippo Moratelli
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