domenica 7 ottobre 2018

L'America in rivolta

Make America Great Again.

Ogni giorno il presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump è oggetto di derisione e critica da parte della stampa di tutto il mondo, che fin dalla sua elezione nel 2016 si è accanita contro il suo atteggiamento spesso definito omofobo, sessista e razzista.
In realtà, nel corso dell'incontro tenutosi nella mattinata del sabato presso il cinema Apollo, John Eligon, reporter per il New York Times, Sarah Jaffe, giornalista e scrittrice statunitense, e Gary Younge, reporter per il Guardian, hanno dimostrato allo stupito pubblico che esiste un lato nascosto della propaganda del repubblicano che fino ad ora non è stato tenuto in considerazione.
Di fatti l'ascesa al potere della destra repubblicana è stata accompagnata di pari passo dalla sempre più pressante presenza sulla scena di movimenti di rivolta, quali Me Too e BlackLivesMatter, che lottano per il riconoscimento dei diritti delle minoranze oppresse, o quantomeno dimenticate, dal nuovo governo.
Per quanto paradossale possa sembrare, pare quindi che se da una parte le ultime elezioni hanno portato alla luce il lato più oscuro dell'America, dall'altro hanno dato una vera scossa al tessuto sociale, risvegliando nella coscienza degli americani quell'ésprit de revenche che da tempo era rimasto assopito.
La grande March For Our Lives di Washington, è solo un esempio del risveglio dell'attivismo statunitense che, come hanno evidenziato gli studi di Sarah Jaffe, trova le sue radici negli strati più bassi della società, dove sono stati in primo luogo gli insegnanti e i lavoratori sociali a mobilitarsi per l'aumento dei fondi scolastici in un Paese che sembra aver scelto di smettere di investire nell'istruzione.
Altro esempio di questa nuova mobilitazione politico-sociale è la sempre più diffusa consapevolezza della necessità di collaborazione tra le minoranze, la cui battaglia, come ha spiegato Eligon, comincia proprio dalla maggiore attenzione che quest'ultime rivolgono all'attenta analisi delle proposte dei candidati, indipendentemente dal partito di provenienza. I processi a seguito delle sparatorie, continua Eligon, hanno infatti dimostrato che non si può più fare cieco affidamento ad un candidato solo perché il partito, democratico o repubblicano che sia, è stato storicamente più vicino alle proprie idee politiche, diversamente bisogna cercare di vedere quali proposte forniscono risposte più adeguate ai propri bisogni e, nel caso in cui non ci si riconosca in nessuna di esse. comprendere che è arrivato il momento che le minoranze presentino i loro candidati.
In conclusione, dopo aver toccato il fondo gli americani hanno oggi la possibilità di darsi la spinta necessaria alla risalita, occasione che, in maniera a dir poco contraddittoria, gli è stata fornita proprio da Donald Trump.
Quindi grazie Donald, per aver dato l'opportunità all'America di essere great again.

Ines Ammirati


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