Avete notato che il simbolo di Internazionale 2018 è una mondina? Non è un caso. Infatti, il principale filo conduttore di quest’edizione del festival è rappresentato dalle donne e dal rispetto dei loro diritti. Il filo rosso che lega i vari movimenti femministi nazionali è creare un programma politico comune e un dialogo interclassista e intergenerazionale in grado di ribaltare il sistema patriarcale e capitalista. Per raggiungere questo obiettivo è necessario pensare al femminismo come a un movimento in grado di unire tutti coloro che sono stati dimenticati dalla società, avvalendosi della “sapienza dei più deboli”, e di riconoscere nella vulnerabilità un punto di forza a differenza di ciò che le forze neo autoritarie fanno. Come l’attivista polacca Marta Lempart ha sostenuto nell’illuminante dibattito tenutosi venerdì sera a Teatro Comunale, al giorno d’oggi il movimento femminista sta aumentato il suo potere grazie alla diffusione non solo nelle grandi metropoli, ma anche nelle piccole realtà. Da questo dialogo non sono esclusi gli uomini che però dovrebbero riflettere e rivedere la loro mascolinità che per troppo tempo è stata intesa come supremazia dell’uomo sulla “categoria donna”. Quest’idea di mascolinità ha inoltre portato l’uomo a ristabilire in modo violento un’ideologia patriarcale che legittima l’avanzata del capitalismo e del nazionalismo. In conclusione, impariamo a pensare al femminismo non come a un nome proprio, ma come un nome comune a disposizione di chiunque ne voglia far parte. Il femminismo parla una lingua sovranazionale.
Emilia Ciatti e Martina Catino
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