sabato 6 ottobre 2018

Same love

Famiglia, cultura, origini: quanto questi concetti influiscono sulla vita delle persone lgbt+ in merito alla loro affermazione e accettazione personali e pubbliche?
Questo è stato il fulcro del dibattito dal titolo Lo stesso amore, tenutosi oggi, seconda giornata del Festival di Internazionale a Ferrara, al cinema Apollo. L'intervento di tre ragazze del progetto Cassero Scuola di Bologna è stato preceduto dalla proiezione di tre cortometraggi: Straight With You, Gaysians e The Queen of the desert. Il primo racconta, con l'ingenuità e l'innocenza tipiche dei bambini, la scoperta del proprio orientamento sessuale da parte di Melvin, un ragazzino olandese di undici anni, che affronta le proprie insicurezze grazie all'amore dei genitori. Il secondo è invece l'alternarsi dei punti di vista di alcuni ragazzi/e asiatici immigrati negli Stati Uniti, i quali si trovano a dover coniugare il loro riconoscersi come omosessuali, transessuali o queer con le tradizioni della terra di origine della loro famiglia. Affrontano quindi con coraggio e consapevolezza il grande abisso culturale e generazionale che separa questi due mondi. Il terzo, invece, descrive l'esperienza educativa di Starlady, una transgender MtoF (Male to Female), nelle comunità aborigene dell'Australia centrale; Star, condividendo la sua passione per l'estetica e la cura personale con le giovani indigene, riesce a stabilire con loro un rapporto di rispetto e affetto e ad ottenere la piena fiducia e accettazione da parte della comunità.
Il dibattito che è seguito tra il pubblico e le relatrici ha chiarito dubbi e curiosità sui temi sollevati dai cortometraggi relativi al mondo lgbt+. Di particolare rilievo la questione delle etichette utilizzate per definire identità di genere ed orientamento sessuale. Infatti, invitiamo i lettori a riflettere su una questione che abbiamo trovato interessante: è davvero così fondamentale attribuirci un'etichetta  per trovare il nostro posto nel mondo e affermare la nostra identità?      

                                                                                           Margherita Baldazzi e Roberta De Gioanni

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