sabato 6 ottobre 2018

Una prigione spacciata per salvezza


Dominazione sistematica, oppressione, colonialismo, antagonismo e militarismo. Questo è ciò che avviene a Manus Island e Nauru, due isole situate in Oceania, a nord della Papua Nuova Guinea, dove profughi e richiedenti asilo sono riuniti in centri offshore, nome fuorviante per definire quelle che, in realtà, sono delle vere e proprie prigioni.
Behrouz Boochani, risiedente immigrato dall'Iran, è riuscito grazie alla scrittura a sopravvivere nonostante la scarsa quantità di viveri e la mancanza di assistenza sanitaria e psichiatrica. Con l'aiuto di Omid Tofighian, presentatosi oggi al Festival di Internazionale, è riuscito a pubblicare un libro intitolato No friends but the mountains in cui vengono descritte le atroci condizioni dei prigionieri, i quali preferirebbero morire piuttosto che vivere in questo modo.
Tofighian ha sottolineato che a Manus Island vengono rinchiusi uomini che abbandonano il loro paese d'origine e la loro famiglia, mentre a Nauru donne e bambini subiscono violenze fisiche e sessuali, senza l'intervento  del governo che lascia passare tutto sotto silenzio. Proprio queste violenze sono il tema del documentario girato di nascosto da Boochani con il cellulare: si sentono testimonianze di uomini a cui manca la propria famiglia, uomini che vengono maltrattati, uomini che hanno perso un amico a causa di guardie armate.
Con questa testimonianza il pubblico ha lasciato la sala con due domande: quale sarà il futuro di questa gente? La loro situazione migliorerà?

Simona Babbi e Elisabetta Ceresero

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